Zir Pachet, Kety Fusco, Bob Sinclar, Odezenne... la playlist della sezione musica di “Libération”
%3Aquality(70)%3Afocal(1809x1191%3A1819x1201)%2Fcloudfront-eu-central-1.images.arcpublishing.com%2Fliberation%2FOURMMIFWP5CTRPV7NYCOLKPHME.jpg&w=1920&q=100)
La rivelazione del genio di Gojira al mondo durante la cerimonia di apertura delle Olimpiadi aiuterà una scena considerata "estrema", in pieno svolgimento, a lasciare un segno più grande? Questo è lo stesso male che auguriamo ai parigini di Zir Pachet. Il loro primo album U De Fas, con tutte le chitarre in bella vista, rinnova il noise rock (e il post hardcore se vogliamo credere alle autorità competenti) in un caos magnificamente orchestrato in cui si riesce persino a distinguere qualche nota di theremin .
Assordante, spesso dissonante, a tratti sperimentale, U De Fas è un concept album dalle strutture complesse, dove il caos si ritrova anche in una critica fino all'assurdo delle nostre vite sommerse dalla tecnologia digitale e dalle sue aberrazioni, poiché sei degli otto brani cantati sono ispirati dagli innumerevoli spam ricevuti dal cantante-chitarrista Thibault Lieurade durante la creazione dell'album. Qualcosa su cui riflettere circa l'assurdità di alcuni dei nostri utilizzi tecnologici. Quartetto punk con forti tendenze sperimentali, che si possono percepire nelle tracce strumentali, che suonano come la calma prima di una tempesta omerica, Zir Pachet riesce attraverso la sua inventiva a realizzare undici tracce ambiziose, prodotte in modo impeccabile e soprattutto mai monolitiche, da qualche parte tra cinquanta sfumature di forza bruta e il caos non è un lungo fiume tranquillo.
Nonostante abbia dichiarato di odiare la techno, Chief Stooge presta la sua voce a questa bellissima digressione elettronica deep-ambient, opera di un artista italiano, specialista dell'arpa elettrica. La vita non è solo una GMG.
A forza di vederlo fare il pagliaccio su Instagram, tendiamo a dimenticare la capacità del produttore francese di infiammare la pista da ballo. Un esempio è questa traccia electro-house minimale ed elegante. Ma sì.
Una sorta di Italo-disco slanciata e iper-pop, prodotta da Play Paul, figura di spicco del French Touch. Euforico e frizzante come un bicchiere di Proseco sorseggiando ammirando un tramonto su Ischia.
Senza rendersene conto, il trio di Bordeaux ha collezionato una discografia notevole, ai margini del rap, dell'indie e della canzone, con uno spirito apertamente punk e spesso con un umorismo pungente. Come in questo estratto dal prossimo album.
Un mix di malizia e malinconia, il primo singolo del terzo album di Kcidy conferma il suo talento per un pop creativo e discretamente psichedelico. Meno tastiere, più chitarra: gli si addice.
Libération